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2005 Civezzano (TN) Scuole Elementari

ALLA SCOPERTA DELLE DANZE POPOLARI IN PREPARAZIONE DEL SANTO NATALE.

I riti, gli usi e le tradizioni che appartengono al nostro passato riproposti in uno spettacolo di Natale: protagonisti gli alunni di due classi della Scuola Elementare di Civezzano e il Gruppo Folkloristico di Caldonazzo.
La Vigilia di Natale i bambini delle classi II e IV della Scuola Elementare di Civezzano hanno presentato, presso la palestra comunale, un bellissimo spettacolo di danze popolari inserite in una coreografia legata al tema del Natale.

Le insegnanti, maestra Livia e Barbara, hanno potuto realizzare ciò grazie alla generosa presenza degli Amici dello splendido GRUPPO FOLKLORISTICO DI CALDONAZZO.

Il Presidente Renzo Stenghel, la signora Chiara Strada Stenghel e il fisarmonicista Marco Fortarel hanno incontrato per tre mesi ogni settimana, gratuitamente, i bambini e le Insegnanti e con infinita disponibilità e pazienza li hanno guidati alla scoperta del mondo meraviglioso della danza popolare.

Il percorso speciale che ha coinvolto tutti con gioia, entusiasmo ed impegno ha permesso loro di avvicinarsi alle tradizioni del passato, alla loro riscoperta, al recupero delle stesse e del loro significato, alla comprensione di uno stile di vita in cui gli spazi di divertimento e di piacere erano molto limitati, data la durezza della vita.
A questo proposito i nostri Amici di Caldonazzo, in occasione dello spettacolo, grazie alla generosa disponibilità di parecchi Membri del Gruppo, hanno ricreato in palestra dei momenti del passato, di quel passato in cui le danze erano espressione della gioia di vivere, nonostante tutto.

La serata si è divisa in vari momenti, che hanno coinvolto tutti i bambini:
alle danze, in cui tutti i bambini hanno dimostrato tutta la loro abilità ad intrecciare passi talvolta davvero elaborati, si sono alternati canti natalizi e la recita di poesie dialettali. Si è poi rievocato il rito dell’incenso che un tempo, fino agli anni ’30 circa, apparteneva anche al nostro mondo. Grazie alle ricerche fatte dal Presidente Renzo Stenghel, i bambini sono stati stimolati a cercarlo anche nella memoria della nostra terra soprattutto perché non è possibile parlare di storia locale senza ricordare le usanze, cioè le abitudini e i riti che accompagnavano i momenti più significativi dell’anno. I bambini hanno poi dato voce ai ricordi dei nonni raccontando che fino agli anni ‘30, qui da noi, c’era l’usanza di benedire le case la vigilia di Natale.
Il parroco dava ad ogni famiglia un cucchiaio di incenso che veniva poi messo nella “scaldina”, sopra delle braci “vive”, preferibilmente di “morar”, cioè di gelso. Ogni famiglia curava da sé il rituale: si partiva dalla stalla, ci si fermava accanto alla mangiatoia, che ricordava quella di Gesù, e si dava poi un po’ di fieno al bue per non dimenticare quello della capanna di Betlemme.
Si saliva poi sulla “teza”, cioè in soffitta, o sul “talambar”, cioè il luogo in cui si custodiva il fieno, che veniva benedetto perché aveva avvolto il Bambino Gesù.
Si passava quindi in tutti gli altri locali della casa.
Al termine del rito, la famiglia recitava il Padre Nostro, l’Ave Maria e un Gloria e così si concludeva la cerimonia.
Da noi c’era molta povertà e nessuno poteva permettersi il lusso di addobbare la casa con qualcosa di particolare, perché non si aveva proprio nulla. Il presepe veniva fatto in chiesa, a Bosco solo una signora ne possedeva uno e il giorno di Natale lo lasciava vedere ai bambini.
L’unico segno del Natale si riduceva a lasciare una candela accesa in cucina fino a mezzanotte per accogliere il Bambinello. Per il pranzo di Natale, proprio in segno di festa, si cercava di cucinare almeno un po’ di carne e si faceva una semplice torta, che comunque rappresentava un lusso.
Del Natale si conosceva perciò solo il vero significato, cioè la nascita di Gesù. Non si pensava ai regali, ai vestiti nuovi, ai giochi…perché ogni spesa veniva fatta solo quando proprio non se ne poteva farne a meno.
Eppure si sentiva molto il Natale! Probabilmente la gran povertà faceva sentire la nostra gente molto vicina a quella di Gesù.
Dal tempo dell’Avvento fino a marzo, periodo in cui i lavori in campagna erano per lo più sospesi, si recitava ogni sera il rosario, che ai bambini sembrava che non finisse mai, perché si doveva pregare in ginocchio e dopo un po’ si cominciava a stare scomodi!
Inoltre c’era l’abitudine di radunarsi ogni sera nella stalla, il luogo più caldo della casa, dove si “sfoiava”, cioè si toglievano le foglie ormai rinsecchite delle “manze” cioè delle pannocchie, si filava, si ricamava, si aggiustavano gli attrezzi, si intrecciavano ceste con rami di “noselar”, cioè di nocciolo e di “salgar”, cioè di salice, si costruivano attrezzi di legno come rastrelli e i più abili scolpivano piccoli oggetti… ma soprattutto si faceva il “filò”, durante il quale si condividevano le storie personali, le proprie preoccupazioni e i bambini rimanevano incantati ad ascoltare i racconti degli adulti.
Sappiamo che molti riti ormai appartengono al passato, alle tradizioni dei nostri vecchi, ma sarebbe molto bello recuperare ciò che è possibile, perché lì stanno le nostre radici. Tutto ciò, che noi oggi abbiamo, lo dobbiamo a chi ci ha preceduto e i bambini hanno riproposto il rito dell’incenso con la speranza che venga recuperata la tradizione della benedizione delle case. Un impegnativo progetto culturale nato in sordina dall’amore per le tradizioni popolari e dalla voglia di raccontare alla gente , attraverso il ballo, la poesia, lo studio del folklore locale, momenti incancellabili di vita quotidiana che altrimenti andrebbero nel dimenticatoio. Tutto questo nasce in ambiente scolastico, “un chicco gettato nel solco”, un’ idea da valutare attentamente soprattutto con il coinvolgimento dei genitori, delle associazioni locali e del Comune.
La scelta di coinvolgere i bambini in quest’esperienza gioiosa di danza è nata dalla coscienza del valore educativo della stessa, intesa come attività espressivo - motoria, come superamento delle inibizioni, come spazio di consolidamento degli schemi motori statici e dinamici, indispensabili al controllo del corpo e all’organizzazione dei movimenti.
La maggior o minore complessità di ogni danza inoltre ha sollecitato la memoria, una buona auto-osservazione e un’attenzione continua, e ha aiutato a comprendere che la gestualità aiuta ad esprimere l’armonia del proprio corpo e la sintonia con gli altri.
Inoltre le Insegnanti sono profondamente convinte che la danza, o meglio questo tipo di danza, suscita nel gruppo una crescita del sentimento di unione e solidarietà.
Al termine dello spettacolo, dopo il saluto e l’augurio del Dirigente Scolastico di Civezzano, dott.sa Maurizia Manto, del Parroco di Civezzano don Guido Corradini e del Presidente Renzo Stenghel, le Insegnanti hanno ringraziato calorosamente tutti i Componenti del Gruppo Folkloristico di Caldonazzo per la loro preziosa presenza, i Genitori che hanno collaborato con grande disponibilità, l’Amministrazione Comunale di Civezzano e Don Guido che ha messo a disposizione una sala dell’oratorio per effettuare le prove.

I bambini hanno quindi donato un “segno” di riconoscenza ai loro Maestri Chiara, Renzo, Marco, e a Don Guido.
La serata si è poi conclusa in “dolcezza”, con lo scambio degli auguri, durante l’incontro conviviale conclusivo organizzato dai genitori.

Civezzano (TN) Foto Ricordo

Da sinistra Le Maestre Livia e Barbara , Marco Fortarel e Chiara Strada Stenghel.

Civezzano (TN) 2005

Collaborazione con le scuole elementari di Civezzano

Prove di Ballo

2005 articolo de L'Adige

Civezzano - La danza dei Bambini