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Giuseppe Campregher e Santino Ciola

Scorcio di Piazza Vecchia

La Mortandela de Caldonazzo

Bepi Campregher (Morio)

Santino Ciola (Monego)

Ricordi e Testimonianze.

Sempre rimanendo in tema di “ becarie storiche”, è doveroso segnalare anche la presenza, in paese, della “salumeria Angelo Sassudelli e fratello”, salumeria operante in un grande capannone, situato al posto dell’attuale civico N°9 in Viale Stazione ( ex albergo Giardino di Aurelio Stenghel e figli “dei Mosèri” .
Racconta Bepi Campregher, classe 1924: - quando ritornavo da scuola, non mancavo di entrare nella salumeria, per me “ambiente famigliare”, in quanto lì trovavo mio padre Giovanni, al lavoro come responsabile dell’intero ciclo di produzione di tutti gli insaccati -.
“Mi piaceva specialmente – è sempre Bepi che racconta – vedere come si amalgamava l’impasto di carne triturata con le spezie: il tutto sistemato nella “panara” una specie di cassa in legno a pianta larga. Gli operai armati di lunghe calze bianche di cotone vi passavano e ripassavano sopra, spingendo i piedi più a fondo possibile: continuavano così quanto bastava, a lungo, molto a lungo: per me una curiosità, per loro, di certo ,una faticaccia”!
Degli insaccati, poi, una piccola parte veniva venduta nella “botega” che gli stessi Sassudelli possedevano; “botega” che era al posto dell’attuale ufficio di Aldo Conci; il resto veniva esportato oltre i confini del comune di Caldonazzo.
La salumeria lavorava nel periodo invernale con spazi di tre – quattro settimane: si usava carne di maiale e carne di manzo, ma, mentre dei maiali arrivavano le “mezene” pronte, i “manzi” arrivavano vivi con il treno e macellati all’interno di un immobile apposito, il “macello”, sistemato dove ora si trova la Cassa Rurale. Nel periodo della salumeria Sassudelli, il macellaio di fiducia del paese, era Giuseppe Franco, il quale, quando occorreva, vi si recava armato di coltelli, “zalini” e quant’altro occorreva.
La salumeria Sassudelli chiuse i battenti verso il 1937/38.
NOTA: Nel nostro piccolo museo popolare conserviamo una macchina per la lavorazione della “grasina” molto antica, probabilmente una delle prime arrivate in paese.

Testimonianze di
Santino Ciola e Bepi Campregher