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IL COMUNE DI CENTA SAN NICOLO'.

CENTA S. NICOLO'  LO STEMMA.

Centa San Nicolò è un comune di 565 abitanti della provincia di Trento.

Centa San Nicolò è uno dei più grandi comuni come estensione del territorio: non è infatti un'unico paese, come Vattaro, o Caldonazzo, ma un insieme di piccoli masi, piccole frazioni, che coprono tutto il versante orientale della Vigolana. La storia di Centa S.Nicolò affonda nelle radici della storia di Trento. Quando il Principe Vescovo Vanga fece chiamare, nel XII secolo, alcuni coloni Bavaresi, per tenere aperta una via commerciale tra Trento e gli Altipiani di Lavarone e Folgaria. Questo coloni fondarono il primo nucleo in un piccolo maso, ora inglobato da altri, e chiamarono questa loro abitazione col termine di "cinta" da cui poi derivò "Centa". Per "cinta" si intendeva la recinzione che proteggeva il maso e che lo difendeva da lupi, orsi ed altri sgraditi ospiti. Man mano che i secoli passarono, la strada si ampliò, venne fondato un vero e proprio paese e fu aperta anche una strada che portava a Caldonazzo: vari masi, tra cui Campregheri, la Strada e altri sorsero ai lati di questa strada, che tutt'oggi esiste ancora. La devozione al santo Nicola da Bari va dovuta al periodo della peste, quando l'intero paese chiese aiuto al santo e fu miracolosamente non toccato dalla peste che flagellava l'Europa intera. Durante la prima guerra mondiale i tedeschi costruirono una strada sul fronte opposto della vallata, scavando nella nuda roccia, per collegare Caldonazzo agli altipiani. A proposito della prima guerra mondiale, narrano le storie popolari che i cannoni italiani installati sugli altipiani, che rimbombavano per tutta la vallata, non riuscirono mai a colpire la ferrovia della valsugana, che collegava Trento a Padova. Ancora oggi in località Campregheri si possono trovare delle piccole fortificazioni risalenti alla prima guerra mondiale, come sparsi qua e là su tutto il territorio comunale ci sono numerose trincee, abbandonate. Dopo la prima guerra mondiale, durante il quale tutti i masi e frazioni furono attraversati e depredati dall'esercito italiano, notevole è la testimonianza a Campregheri, nella chiesa costruita dai paesani, che fu usata come stalla dall'esercito.