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13.8.2008 SANTA ZITA E' RINATA DAL LAVORO DEGLI ALPINI

MERCOLEDÌ, 13 AGOSTO 2008 DA "IL TRENTINO"
Pagina 36 - Provincia
L’edificio sull’Altopiano di Vezzena risale al 1917. Domenica l’inaugurazione con ex combattenti italiani e austriaci
Santa Zita è rinata dal lavoro degli alpini
È iniziato nel maggio 2007: settemila ore di 35 gruppi di volontari
LEVICO. È prevista una massiccia presenza di penne nere domenica prossima a Passo Vezzena per l’inaugurazione della chiesetta di Santa Zita. Penne nere, ma anche delegazioni di altre armi, anche austriache, e soprattutto molta gente. Si tratta, infatti, di un evento storico, forse il più importante per la storia della sezione Ana di Trento che ha la paternità dell’iniziativa. La ricostruzione del tempietto lungo la strada per Asiago avviene a 90 anni dalla fine della Grande Guerra e a 91 dalla sua prima costruzione avvenuta nel 1917. Avrà il ruolo di ricordare i caduti di tutte le armi di tutte le guerre.

Erano anni che l’idea di ricostruire la chiesetta circolava a vari livelli. Con gli alpini trentini sono state superate mille difficoltà non solo di ordine burocratico. Per questo, Santa Zita rappresenta per la sezione Ana di Trento, probabilmente l’evento più importante della propria storia. Attraverso quasi 7.000 ore di lavoro, con l’opera volontaria di alpini ed altri volontari in rappresentanza di 35 gruppi Ana e di altre sezioni Ana venete, l’opera ha trovato conclusione in questi giorni.
I lavori erano iniziati nel maggio del 2007 dopo un attenta e approfondita ricerca di materiale (progetti, foto, testimonianze) per poter realizzare la chiesetta esattamente come era nel 1917 quando venne inaugurata da Carlo I d’Asburgo insieme alla moglie Zita di Borbone Parma, erede al trono dell’impero austroungarico alla morte di Francesco Giuseppe.
Nel 1996, un primo comitato per realizzare l’opera di ricostruzione e nel 2004 una nuova commissione presieduta da Maurizio Pinamonti (vicepresidente della sezione Ana di Trento). Tutto fece capo a Pinamonti: organizzazione del lavoro dei volontari, ricerca dei materiali e delle ditte coinvolte. Con il presidente Giuseppe Dematté si diede slle stampe un libro con la storia della chiesetta, anche per finanziare i lavori. Ma sono stati soprattutto gli alpini delle vallate trentine ad accorrere come sempre succede in queste occasione, per lavorare volontarimente insieme a molti amici.
Da sottolineare l’impegno dell’ingegner Pierluigi Coradello che ha elaborato il progetto, ma anche delle imprese private e delle aziende che hanno garantito gratuitamente o a prezzi agevolati la fornitura del materiale utilizzato. Poi, enti e privati cittadini che hanno offerto denaro. Anche la campana e il crocefisso in legno sono frutto di donazioni. La campana è stata fusa in un’officina austriaca e poi portata in Vezzena e collocata con una piccola cerimonia. Donati anche il tabernacolo e la teca di Santa Zita. Da maggio dell’anno scorso e per tutta l’estate fino ad autunno inoltrato, per poi ricominciare questa primavera, le squadre di operai si sono alternate a Passo Vezzena. Di tutto ciò, un diario a ricordo per i posteri con nomi conoscmi, provenienza, ore di lavoro, presenze.
L’orgoglio alpino si è sentito valorizzato appieno in quest’opera storica e domenica migliaia di penne nere affolleranno la zona per celebrare l’evento di inaugurazione con la consapevolezza di aver, ancora una volta, costruito qualcosa e soprattutto in nome della fratellanza dei popoli.
Italiani e austriaci saranno fianco a fianco, domenica, non per combattersi come 90 anni fa, ma per strignersi la mano e insieme ricordare le migliaia di vittime e fra queste proprio coloro che, e furono tanti, morirono sull’altopiano di Vezzena e si trovano ancora sepolti in cimiteri provvisori nei prati della zona. Ci saranno migliaia di penne nere venute anche dal Veneto e da altre regioni, ma anche le massime autorità trentine, dal presidente della giunta provinciale Dellai, all’arcivescovo Bressan che consacrerà la chiesa, la benedirà insieme alla campana e al vicino monumento ai Caduti per poi celebrare la messa.